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I centri abitati - Castione
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Giace questo paesello sul versante settentrionale del Monte Baldo, sulla imboccatura d’una piccola valle formata dal Monte Giovo ad oriente e dalle ultime pendici del Monte Baldo ad occidente. Esso vanta una antichità molto rispettabile e pare che abbia avuto principio nei primi anni del secolo XIII. Si sa di certo, che verso la fine del XII secolo, Briano di Castelbarco aveva là un fortilizio detto “ Castel Leone “ , che nel 1218, per voler fabbricare un palazzo sul Palù di Brentonico, dovette abbattere e distruggere. Sulle rovine di questo vecchio castello sorse un po’ alla volta un villaggio, che dall’antica nomea, fu detto “ Castiglione “ ovvero “ Castione “.
Appartato rispetto alle altre frazioni del comune di Brentonico, Castione fa storia a sé anche come effetto scenografico. Raccolto su uno sperone roccioso si trova invidiabilmente in una posizione panoramica, dominando la sottostante Valle di Loppio, e condensa due importanti fattori storici: la presenza di un castello medievale, forse evoluzione di un castelliere preistorico sul cui spazio si è andato stabilendo il villaggio, e la presenza di cave di marmo che ne hanno fortemente condizionato l’economia.
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Esso appare ancora ben conservato, piccolo centro che ha caratteristiche case in cui vi è spesso vistoso e sapiente il segno della locale tradizione lapicida.
Tutti i nuclei abitativi si presentano come centri raccolti con le case addossate l’un l’altra. Non manca, nell’area brentonicana, la casa sparsa, ma in una forma di insediamento non molto diffusa. Oggi tutti questi nuclei hanno subito delle modificazioni, ma la loro struttura tradizionale è ben percepibile. Ciò anche grazie alla loro costruzione con pietre calcaree, agli archi di accesso alle corti, ai pontesèi di legno.
Raccolto attorno ad una grande piazza, conserva ben definiti i caratteri tradizionali essenziali. Villaggio austero, dalle dimore massicce ed addossate, presenta eleganti e raffinati portali e cornici di finestre, frutto dell’antica presenza di cave di marmo e di marmorini che qui trovavano il fulcro di questa attività estrattiva. Nelle vicinanze del paese, sulle pendici del Monte Giovo, sono ancora visibili, anche se abbandonate, le cave di marmo. Sul Dòs, o Castèl, si suppone si trovasse il castello, o casa rustica castrobarcense, di Castellione.
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L’ipotesi sembra confermata dalla presenza di numerosi elementi medievali nelle abitazioni di questa contrada, forse prelevate dai ruderi del castello.
E’ anche la parte più massiccia e compatta del paese: le alte muraglie nude di intonaci e prive di finestre si elevano a sostenere tetti a falde in parte uniche e pendenti verso le corti interne.
Nella storia civile del Trentino, Castione non ha nessuna importanza; la sua rinomanza invece, fino ad un secolo fa, la deve alle cave dei suoi marmi ed alla scuola dei Benedetti e dei Sartori, distintissima per gli artisti, che diede e che si fregiavano del nome di “ Maestri Tagliapietre “. Fra le diverse varietà dei marmi, circa 24, dei quali è molto ricco il Monte Giovo, si distingue il “ Valcaregna “. E’ un marmo giallognolo con macchie color violetto e rosa, più o meno larghe, e venato leggermente e capricciosamente di bianco.
Oggi quest’arte è molto decaduta se non scomparsa, ed i marmi di Castione sono appena conosciuti di nome, colpa della assoluta mancanza di una scuola d’arte e della totale deficienza d’iniziativa degli abitanti del paese.
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La chiesa di S. Clemente
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Alta, a dominio della piazza, svetta la chiesa di S.Clemente dalla quale si ottiene un’ottima visione sulla disposizione urbanistica del villaggio. Si suppone che anticamente fosse una semplice cappella che col crescere della popolazione fu allargata e allungata. I lavori principali attorno a questa chiesa sono datati al principio del XVII secolo. Possiede poi uno splendido altar maggiore, il quale perde assai della sua bellezza e maestà per causa della ristrettezza dello spazio in cui è collocato.
La prima notizia ufficiale risale alla visita pastorale clesiana del 1537, ma appare più antica come suggerisce il titolo e la dignità storica del luogo dove sorge. Attestazione non provata dell’antichità della chiesa è ritenuto il fregio altomedievale (IX secolo?) scolpito sul retro del blocco lapideo reimpiegato per scolpire il Cristo benedicente.
L’interno, basso, largo, luminoso, è partito in tre navate. Gli altari sono tre, tutti di marmi policromi locali. Quello maggiore, attribuito alla prestigiosa scuola dei Benedetti, è adornato da un monumentale ciborio. La sua struttura architettonica attuale è conseguenza di rifacimenti. Gli altari sono squisita opera di botteghe castionesi, di marmi policromi, pur non mancando qualche superstite ancona lignea barocca, marmi e pietre trionfano negli arredi e disegnano i pavimenti: Chiesa di villaggio montano, lietamente dignitosa nella semplicità delle linee architettoniche cinqueseicentesche.
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I Marmi di Castione
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Fin dalla prima metà del cinquecento i marmi di Castione godevano di un grande prestigio: dalle sue cave si otteneva una grande varietà di marmi tra i migliori d’Italia. Per tre secoli i marmi colorati sono stati protagonisti dello splendore di un'arte che costituisce un capitolo fondamentale del patrimonio artistico trentino.
La scomparsa delle botteghe artistiche e artigiane ha dato il via ad una lenta decadenza di questa tradizione che nell'ultimo secolo ha ricevuto il colpo di grazia tra guerre e ricorrenti crisi di mercato. La lavorazione di tipo industriale dei marmi colorati, ormai destinati all'edilizia, ha tolto infine la creazione artistica, che li aveva resi famosi in Italia e in Europa
Notevole importanza storica, artistica, economica ebbero le cave di marmo di Castione. I marmi principali, e più richiesti, erano: il giallo con macchie violette e vene bianche di Valcaregna di Castione, il grigio con striscie bianche detto pessatela, il giallo di Brentonico, il rosso di Francia detto salado ed altri. Alcune cave di Castione rimasero attive fin verso il 1965. Questo tipo di lavoro ha prodotto e animato le celebri scuole dei maestri tagliapietre di Castione che possono essere paragonate a quella pittorica fiemmese fiorita tra il sei-settecento.
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Il fenomeno delle botteghe d’arte scultorea castionese propagandò il nome di Brentonico al di là e al di qua delle Alpi con intuibili benefici sociali ed economici, oltre che culturali. Per due secoli Brentonico divenne la capitale di una specie di multinazionale degli altari marmorei policromi e dell’arredo marmoreo delle chiese, palazzi, residenze non solo della regione Tridentina e del Tirolo, ma anche del Veneto, della Lombardia e del Mitteleuropea in genere.
Colpiscono le straordinarie quantità e qualità di opere d’arte e d’artigianato d’arte che uscirono dalle botteghe castionesi e la specializzazione professionale che le botteghe medesime raggiunsero creando una corrente artistica unica nel suo genere. I nomi che eccelsero in questa dignitosissima arte furono i Benedetti e i Sartori: ma accanto a queste due dinastie appare la presenza artistica dei maestri lapicidi, che spesso erano anche architetti, oltre che proprietari di cave. Costoro, e altri, progettarono e costruirono con i marmi castionesi numerosi altari e altre opere d’arte soprattutto per chiese trentine, altoatesine e veronesi. Il fenomeno castionese è fondamentale per la conoscenza del settore trentino del Baldo che dall’attività delle cave e dalle botteghe di marmisti annesse prese benessere e prestigio. Le ultime cave sono state chiuse circa 30 anni fa concludendo così un'epoca gloriosa e purtroppo irripetibile.Oggi il paesaggio delle cave e dell’estrazione marmorea è nel totale abbandono o usato per discariche per lo più abusive.
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Il Castagno alle pendici del Baldo
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Marroni di Castione
Il Castagno, originario, probabilmente dell’Europa Orientale e dell’Asia Minore, può essere oramai considerato pianta indigena in Italia. E’ coltivato da tempo immemorabile come pianta agraria e forestale. I Romani lo diffusero sulle Alpi e sull’Appennino Settentrionale e poi negli altri Paesi europei. Il Castagno appartiene al genere Castanea (famiglia Fagacee). Questo genere raggruppa diverse specie: la più importante, dal punto di vista frutticolo e forestale è, il castagno comune (Castagnea sativa), diffuso in Europa. Il castagno comune è coltivato da tempi antichissimi, è una pianta che raggiunge età pluricentenarie e grandi dimensioni. Il suo portamento slanciato nei soggetti giovani, diventa globoso o espanso col passare degli anni. Il tronco è tozzo con corteccia grigia e liscia negli stati giovanili, in seguito scura e profondamente fessurata in senso verticale. L’apparato radicale è superficiale. I rami sono dritti e flessibili, bruno-rossicci o bruno verdastri, con numerose lenticelle. Le foglie sono grandi, lanceolate e appuntite, con bordi dentati, di consistenza coriacea. Il castagno ama i climi temperati, freschi, con piovosità ben distribuita. Resistente ai freddi invernali, teme invece i lunghi periodi caldi e asciutti. La specie ha bisogno di luce abbondante. Il tipico habitat del castagno in Italia è costituito dai rilievi alpini e appenninici fino ad un’altezza di circa 1200 m sul livello del mare. I terreni migliori per il castagno sono quelli silicei, permeabili freschi e fertili, a reazione acida o neutra; sono del tutto inadatti, i terreni compatti e asfittici o eccessivamente aridi, e quelli ricchi di calcare. Le varietà coltivate sono numerosissime e in molti casi l’identificazione è difficile, dati i frequenti casi di sinonimia.
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Non va dimenticata la grande importanza del castagno quale pianta forestale. Il legno di castagno è di buona qualità, di colore bruno brillante, mediamente duro, pesante, durevole, facilmente lavorabile. Il castagno viene governato prevalentemente a ceduo, con turni di 12-15 anni: se ne ottiene legname per paleria grossa e minuta, per serramenti, doghe da botte, manici, per l’estrazione del tannino. Il legno delle piante di alto fusto serve alla realizzazione di mobili, di trivellature, ecc…
Il frutto del castagno è il riccio contenente i semi, cioè le castagne; anzi, a voler essere precisi, il prodotto di alberi coltivati e migliorati da successivi innesti è costituito dai marroni, uno per riccio, di caratteristiche e grandezza abbastanza standardizzate, di forma ovale o a cuore, più grossi rispetto alla castagna: la loro polpa è poco aderente alla pellicola e la buccia è solitamente più chiara.Dalle piante selvatiche nascono invece le castagne, normalmente tre per riccio, aventi forma, dimensioni e sapore molto variabili ancorché prodotte dallo stesso albero: ne consegue una gestione più complessa dello stesso prodotto.
Secondo un vecchio detto, delle tre castagne del riccio, una era destinata al padrone, una al contadino ed una ai poveri.Le castagne sono un frutto atipico, ricche come sono di carboidrati complessi (amido: C6H10O5), come i cereali; a differenza degli altri frutti a polpa come le mele, pere ed altri, il contenuto in acqua del prodotto fresco, aggirandosi sul 50%, è relativamente basso.Elevato risulta il contenuto calorico, pari a circa 165 Kcal per 100 gr di prodotto fresco, che diventano 370 Kcal a prodotto secco; il saccarosio ( C12H22O11 ), 6,7 g per 100g , è in quantità più alta che nel frumento, nelle noci e nelle patate e rappresenta il principale zucchero presente mentre glucosio, fruttosio, e maltosio si rilevano in percentuali minime.
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Il 2010 è stata un'annata eccellente per le castagne in Trentino.
Ultimata la battitura e la raccolta degli ultimi ricci, il territorio si accinge a celebrare un ottimo raccolto attraverso tante manifestazioni dedicate proprio a questo frutto tipicamente autunnale.
La più nota è la “Festa della castagna” di Castione (giunta alla 17ª edizione), quando nel piccolo borgo sulle pendici settentrionali del Monte Baldo arriveranno migliaia di visitatori da tutta Italia per celebrare un frutto di elevata qualità.
Molto denso il programma della manifestazione. Si comincia con una convegno dal titolo “Castagneti, didattica e turismo per lo sviluppo della montagna” dove alcuni esperti a livello nazionale si confronteranno con queste tematiche, per poi passare il sabato e la domenica, alle caldarroste, agli spettacoli di intrattenimento per bambini e adulti e alla musica che animerà il vasto tendone adibito all'assaggio delle specialità enogastronomiche locali.
Da segnalare anche la possibilità di effettuare visite guidate al castagneto, paesaggio suggestivo e romantico, dove vengono ricavati i famosi marroni di Castione. Variante pregiata della castagna, questo frutto si differenzia da essa per la taglia più robusta, per la cicatrice rettangolare, per le striature su bordo e per la pelabilità più elevata oltre ad un più marcato apporto proteico. La produzione locale, 500 quintali circa l'anno (il 35% dell'intera produzione trentina), e l'elevata qualità di questo prodotto hanno fatto conoscere in tutta Europa questo angolo di Vallagarina, grazie anche all'impegno dell'Associazione “Tutela Marroni di Castione”.
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