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I centri abitati - Crosano
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Il paese è raccolto sul pendio delle Bosàneghe, ottimamente esposto verso mezzogiorno, Caratteristica è la sua forma urbanistica e rilevante è la differenza di quota tra il punto più alto, situato alla chiesa di S. Zeno, e il punto più basso alla Villa, 50 metri di dislivello più sotto.
La particolarità morfologica fa sì che l’abitato si presenti allungato a fianco della strada nella parte alta, e in orditura a pettine perpendicolarmente alla stada , che scende ripida dalla Chiesa alla “Villa”. Ecco, allora, che il paese si dispone ad anfiteatro racchiudendo la conca paludosa delle Moje. La Chiesa di S.Zeno è collocata nel punto più elevato del villaggio. Il centro, di antica origine, ha mantenuto l'impianto primitivo, lasciando alla recente espansione edilizia la parte orientale della zona di Viale Peluso. Paese più abitato del l'Altopiano dopo Brentonico, è diventato la base ideale per quelle famiglie che trovano il lavoro e la manodopera nella vicina Vallagarina.
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Al Resolè gli edifici sono disposti lungo la strada con un fronte compatto e continuo di tipo urbano. Per accedere alle corti sono quindi necessari dei portici d’accesso.
Nel cuore del paese si erge casa Bertòni, considerevole esempio di architettura spontanea locale. Dinanzi al suo prospetto di mezzogiorno si apre la grande corte chiusa a forma trapezoidale. Sul lato minore si apre il bel portale a bugne quadre sormontato da un tettuccio in lastre di calcare. Imponenti e maestosi sono i ballatoi in legno (i pontesèi) che racchiudono nella parte centrale il “ balaòr “. Il “ balaòr “ è un poggiolo in collegamento con il ballatoio, profondo circa come un locale. Oltre che come vano distributivo serviva da luogo di lavoro coperto, ma areato e protetto dai venti dai muri laterali che assolvono pure a compiti statici.
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La Chiesa di San Zeno
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Nell'atto di divisione tra i cinque figli di Bartolomeo di Brentonico, signore di Castel Dosso Maggiore, rogato nel giugno 1285, è nominata la chiesa di Crosano sul retro della quale c'era una campana; non se ne specifica il titolo. Tuttavia nello stesso atto , si fa cenno ad un "luogo di S.Zenone".
La dedicazione al celebre santo veronese e la tradizionale prestanza demografica-rurale di Crosano fanno ritenere che la chiesa attuale rappresenti l'immagine settecentesca di un luogo di culto cristiano attivo nel medioevo. Nel 1456 è detta cappella della pieve di Brentonico e nel 1530 era provvista di un calice, di un messale, di due candelieri, di una croce definita "antica", di un paramento ed era preceduta da un atrio. Due anni dopo e cioè nel 1532 si rese necessario fondere una "buona campana" e ingrandire la sacrestia.
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Nel 1570 aveva l'altar maggiore consacrato, un secondo a destra dell'arco santo ,"spoglio e non completato", un reddito annuo di 18 minelli di grano e di un ducato proveniente da legati. In occasione della visita pastorale di quell'anno il vescovo di Verona raccomandò all'arciprete di Brentonico di vietare il gioco delle carte. Nel 1656 aveva tre altari: il maggiore, di pietra, dedicato a S.Zenone, i laterali di S.Rocco e della Visitazione di Maria. Esternamente, a lato della chiesa, c'era il cimitero. I visitatori vescovili ordinarono di innalzarvi in mezzo la croce. Nel 1648 era stato eretto un quarto altare al titolo degli Angeli Custodi. Nel primo ventennio del secolo successivo, l'altare dell'Immacolata era fornito di un'ancona "di celebre pennello".
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La chiesa (parrocchiale dal 1944) era stata ingrandita nel 1601 e vi fu eretto a fianco il campanile. La forma attuale , "grande e moderna", le fu data "con non poca spesa" nel 1737 su progetto del maestro muratore Mauro Pernici di Avio ma residente a Rovereto. Contemporaneamente furono costruiti due altari di marmo e stucco (S.Francesco di Paola con statua in legno e S.Rocco detto anche dell'Angelo Custode) e si stava provvedendo ad altri due altari, l'uno di marmo, l'altro di legno, di S.Valentino , a spese di Domenico Villa, e di S.Filippo Neri a spese del medico Giannantonio Milani. I lavori erano stati consigliati dal "continuo aumento" della popolazione.
Il nuovo edificio fu solennemente consacrato dal vescovo di Verona Nicolò Antonio Giustiniani il 9 maggio 1762 il quale, nell'altar maggiore, bella opera del tagliapietra locale maestro Valentino Villa, pose, in apposita teca di piombo, le reliquie dei martiri Floro e Prudenzio. In tale occasione fu concesso di conservare nel tabernacolo di pietra il Santissimo Sacramento a condizione che al "lume esterno" dinanzi ad esso provvedesse le vicinia. Interventi minori furono apportati nell'Ottocento. Danneggiata durante la prima Guerra mondiale fu restaurata nel 1923.
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Questi, in breve, i principali capitoli storici della chiesa di S.Zenone dalla prima incerta cappella al grande edificio attuale.
S’innalza, massiccia, nella parte occidentale del villaggio, in posizione elevata al margine della campagna. Vi si accede per una gradinata di pietra e lo spazio verde a ovest accoglieva il cimitero fino al 1858, anno in cui fu trasferito nel luogo attuale la cui cappella è del 1906: oppure direttamente dalla strada che prosegue poi nei campi. Il portale, architravato con spallette, è di gusto rinascimentale, le due nicchie laterali sono vuote.
Il breve sagrato, protetto da pilastrini, è selciato con ciotoli di torrente. Presso il portale di ovest è murata una piccola lapide che ricorda l’inizio della ricostruzione dell’edificio: “ Rifatta e principiata li Aprile 1729 “. L’interno è a spaziosa aula; le quattro cappelle laterali si aprono tra le lesene a capitelli ionici di stucco. Il cornicione che gira attorno, pure di stucco, è retto simbolicamente da una serie di peducci intercalati da rosette. I due ovali di stucco della volta a botte rappresentano l’Immacolata con Angeli e l’Annunciazione.
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Ai quattro angoli dell'aula, in cornici di stucco, sono dipinti i quattro evangelisti: Matteo, Luca, Giovanni e Marco. Il battistero, a sinistra entrando, è settecentesco, di marmo rosso. Le due acquasantiere sono, invece, di marmo giallo. La prima cappella di destra accoglie un altare di marmi castionesi con grande ancona lignea. La pala di S.Carlo Borromeo è settecentesca. Nella predella sottostante sono dipinti due gruppi di persone oranti ai lati di un altare con pala della Crocifissione, a sinistra del quale le donne, a destra gli uomini.
L'arco santo è accompagnato da altri due altari marmorei castionesi, del Sacro Cuore e della Madonna Addolorata. L'epigrafe vicina testimonia la " Peregrinatio Mariae " del 18.19 marzo 1949 e la consacrazione al Sacro Cuore di Maria del paese di Crosano.
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Il monumentale altar maggiore del maestro marmoreo Valentino Villa, fiancheggiato dalle statue lapidee dei santi Zeno e Nicolò, compone un armonioso disegno con le portine laterali per i cantori del coro, e la balaustra. Nella lunetta absidale campeggia un Crocifisso ligneo di pregevole valore artistico, che negli anni recenti si trovava invece al primo bancone dell' inginocchiatoio di sinistra. Quando entravi nella chiesa semibuia per una prece, non potevi non incontrare lo sguardo di questo crocifisso. L'ovale nella cornice di stucco della volta è rappresentato l'affresco dello Spirito Santo con uno stuolo di Angeli. Nei quattro pennacchi sono invece dipinti le Virtù. Le vetrate policrome rappresentano la Madonna e S.Zenone quella della finestra doppia, S.Giovanni Bosco quella sopra il portale est, S.Cecilia quella sopra il portale opposto. Il campanile, a cuspide ad elmetto, poggiata su base ottagonale in muratura, soprastato da un giro di bifore a pieno sesto con cimasa a timpano.
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Solitaria chiesetta campestra sita su d'uno spallone roccioso in sinistra della profonda incisione del torrente Sorna, eretta nel XVII secolo, al cospetto del tormentato paesaggio della vite a gradoni, sull'antica mulattiera selciata che da Crosano conduceva a Chizzola, nella Valle dell'Adige ora sottesa da un tracciato asfaltato, nella quiete delle campagne si trova l'antica chiesetta di S.Antonio dedicata al Santo di Padova. Il bosco scende dalla località "Pozze e orla il sagrato a lunetta ora detto il "Gazzo di Scale". Scale per via della gradinata dei campi confortevolmente esposta a mezzogiorno. Il vecchio itinerario rammenta la sacralità con cui nel passato si consideravano i percorsi che presentavano pericoli e il rischio di tempi avversi per i campi. Lo testimoniano i capitelli, anche scavati nella rupe, ed ora lasciati in abbandono. In tempi non sicuri la Chiesetta veniva ferquentata dai viandanti per proteggersi durante la notte da bande di ladroni e banditi.
Sulla facciata principale, rivolta pure essa a mezzogiorno, si leggono la sua storia e la convinzione "sacrale" per cui è stata eretta. Nel timpano, sotto le gronde sporgenti, si apre una finestra a lunetta. Il portale è architravato, e le due finestre laterali sono inferriate; presso quella di sinistra vi è una piccola acquasantiera di pietra. Tra il portale e la finestra a lunetta sono murate tre lapidi di pietra bianca. Quella centrale, la più grande, è ovale con conchiglia scolpita. Dice: " MDCLXV : lo pr(ete) Gio(vanni) Bernardo q.(uondam) Gio(vanni) Domenico Giovanazzi colla dovuta licenza della Superiorità ho fatto fabbricare questa chiesa in onore di Dio della B.V.Maria e del glorioso S.Antonio di Padova mio avvocato ad essi dedita e dottata riservando l'ius patronatus di questa alli discendenti mascolini del q(uandam) mio padre e come melio del mio testamento. Rog. S.L.V. 1667 "
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La lapide di destra, pure essa ovale, reca incisi in latino un ammonimento alla preghiera rivolto ai viandanti; quella di sinistra porta il decreto papale d'indulgenza datato a Roma il 25 settembre 1748. dal sagrato si domina il tronco inferiore della valle della Sorna con le contrade di Cornè, il gran corno sul quale sono arroccati i ruderi di Castel Sajori, i vigneti di Tragno e, in fondo a sinistra, il dosso a polenta con le case di Pidòs. Sulla falda ad ovest campeggia il campaniletto a vela. Il tetto è coperto di coppi e lastre in calcare.
Nel passato la chiesetta veniva officiata grazie ai lasciti del fondatore. Nel 1819 il cappellano esposto don Pietro Antonio Giovanazzi chiese all'Ordinariato vescovile di Trento un " supplemento di elemosina " onde poter continuare a scendere da Crosano a S.Antonio per celebrarvi le 22 messe annue legatarie.
Ripetutamente i visitatori vescovili in viaggio tra Chizzòla e Brentònico, o viceversa, sostarono nella chiesetta che così la descrissero. Nel 1762 vi rinvennero l'altare, con ancona dipinta del Santo, un'urna contenente la reliquia di S.Antonio " autenticata ". Annotarono altresì il privilegio perpetuo " per i defunti di casa Giovanazzi, giusta diploma romano del 28 gennaio 1750 confermato a Verona ai 27 ottobre 1750 ".
L'interno è a volta a botte. Le larghe lunette ad unghia corrispondono alle due finestre laterali. La luce dell'arco santo è attraversata, in corrispondenza delle imposte, da una trave.
L'altare è barocco di marmi castionesi: la pala rappresenta la Madonna con il bambino e S.Antonio da Padova.
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