Interesse botanico del Monte Baldo
Tratto da “L’orto dei semplici”
Il Monte Baldo, che si eleva, isolato, dalla pianura veronese fino alla Valle di Loppio, tra il Garda e la Valle dell’Adige, è noto fin dalla fine del 1500 per il pregio della propria flora. Ai giorni nostri il suo valore botanico, anche se è stato in parte relativizzato dalle successive ricerche effettuate nelle catene prealpine limitrofe, rimane indiscutibile.
Il Monte Baldo è ritenuto infatti un importante centro dell’elemento endemico prealpino. Durante il periodo glaciale, terminato ca. 10.000 anni fa, la catena baldense venne a trovarsi in una situazione privilegiata rispetto ai massicci montuosi più settentrionali. Le sue vette non furono completamente coperte dalle lingue glaciali e dalle nevi perenni ma costituirono un’isola di rifugio per molte specie. Allo sciogliersi del ghiaccio, alcune di queste non riuscirono a colonizzare nuovi territori, rimanendo relegate alle zone sommitali e diventando endemiche.
Un’ulteriore peculiarità del Monte Baldo è la straordinaria diversità territoriale, che fu individuata già nel 1566 da Francesco Calzolai, farmacista e botanico veronese. Salendo lungo il versante occidentale si passa dall’area sub-mediterranea legata al Lago di Garda, fino alle creste sommitali tipicamente alpine, attraversando tutte le fasce vegetazionali caratteristiche di questa regione. Anche il gradiente nord.sud permette la crescita di specie marcatamente prealpine e di entità legate a zone più interne. Da tutti questi fattori deriva l’elevatissima diversità flogistica. Si stima che possano crescere sul Monte Baldo oltre 1.800 specie di piante spontanee.
Interesse farmacologico delle piante
L’uso delle erbe e delle piante in medicina è antico come l’uomo, ed è stato il principale metodo di cura presso i popoli e le civiltà di tutto il mondo. Le conoscenze approfondite sulle proprietà delle piante, sulla loro preparazione e conservazione, sulle loro indicazioni e controindicazioni, sono state tramandate da una generazione all’altra, dalla preistoria ai giorni nostri, fino a raggiungere un alto grado di specializzazione. Nell’ultimo secolo, in Occidente, la terapia con le piante medicinali è stata pressoché soppiantata dall’avvento dei farmaci monomolecolari di sintesi, il cui uso eccessivo e indiscriminato può però spesso causare l’insorgere di effetti collaterali dannosi o di malattie.
Anche per questo, negli ultimi anni, la fitoterapia è stata rivalutata, grazie alla scoperta di nuove piante officinali e alle interessanti ricerche sperimentali e cliniche che hanno chiarito molte proprietà farmacologiche delle erbe, che possono affiancare la terapia di sintesi chimica. Sottoponendo ad analisi chimica i fitocomplessi, considerati tradizionalmente medicinali, si sono trovati numerosi principi attivi e sostanze farmacologiche naturali che svolgono una reale attività farmacologica ed in molti casi possono offrire sicurezza ed efficacia almeno paragonabili ai farmaci di sintesi.
Oltre ad essere digestive, astringenti, lassative, antispastiche, ricostituenti, ipotensive, cardiotoniche, antisettiche, antinfiammatorie, sedative, analgesiche e antimiocotiche, le piante svolgono anche unn’efficace attività disintossicante, difensiva e preventiva. Esistono meno controindicazioni all’utilizzo delle piante medicinali, ma un loro impiego terapeutico non deve essere ritenuto un improvviso ritorno alla natura, ma un fatto razionale, che deve prevedere sempre l’avvallo di un esperto per evitare danni causati da errori di dosaggio o dall’uso improprio dei rimedi e sopratutto da errori nella determinazione delle specie: esistono infatti anche piante tossiche o mortali, per cui si sconsiglia il “ fai da te “.