E' difficile farsi un'idea della popolarità scientifica assunta dal Baldo come tour quasi d'obbligo per i botanici che nel cinquecento capitavano da queste parti. Le innumerevoli varietà di flora essenzialmente endemica li ha obbligati allo studio di tali specie. L’eccezionale ricchezza flogistica e faunistica del Monte Baldo è dovuta alla particolare concomitanza, in un’area relativamente limitata, di fattori ecologici e paleogeografici.
Ad esaltare la biodiversità di questo massiccio al margine della catena Alpina sono intervenuti sicuramente anche fattori storici. Durante il Pleistocene al tempo dell’ultima glaciazione, il Monte Baldo, proprio per la sua posizione marginale, è stato coperto dai ghiacci in modo incompleto, permettendo il permanere di entità di origine antica, preglaciale, che si sono adattate, evolvendo, alle nuove condizioni ambientali. Ciò che contraddistingue il Monte Baldo da altri comprensori montuosi prealpini è la sua particolare posizione al centro della pianura padano-veneta, compreso tra due barriere geografiche di una certa rilevanza, come il fiume Adige e il lago di Garda.
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Fin dal sedicesimo secolo il Monte Baldo era noto ai botanici per la ricca flora spontanea ed in particolare per la grande varietà di piante officinali, ricercate dagli speziali per la preparazione di rimedi e medicamenti. Capostipiti delle ricerche botaniche sul Baldo furono Francesco Calzolari (1522-1609) e Giovanni Pona (1565-1630 ), entrambi veronesi. Fu in questo periodo che il medico cremonese Giovanni Battista Olivi attribuì al Baldo l’appellativo di “Hortus Italiae”, nome che altri botanici, stupiti della ricchezza fiorisca dei luoghi baldensi, amplieranno in “Hortus Europae”.
Nei secoli successivi numerosi botanici italiani e stranieri continuarono il lavoro iniziato dagli erboristi, classificando un gran numero di specie sconosciute alla Scienza; molte di queste vennero descritte con la denominazione di “baldensis” per ricordare l’area del primo ritrovamento. In natura molte specie hanno una distribuzione geografica ampia, essendo diffuse in aree di una certa vastità, altre, al contrario, vivono in territori di modesta estensione dai confini ben definiti. Queste ultime vengono definite dai naturalisti specie endemiche, un tempo presenti sui territori più o meno vasti, ma attualmente circoscritte ad aree geografiche molto limitate.
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Numerose piante che crescono sul Monte Baldo, sono considerate dai botanici endemiche, ma molte non sono esclusive del Baldo in quanto si rinvengono anche su montagne circostanti o, addirittura, su tutte le Prealpi orientali.
E’ necessario pertanto distinguere diverse categorie di specie endemiche sulla base della vastità, maggiore o minore, nell’area geografica nella quale esse sono diffuse. Nella regione baldense si incontrano specie endemiche con diversa diffusione: alcune presenti lungo tutto il piede meridionale delle Alpi, altre endemiche di zone più limitate come le Prealpi in prossimità del Lago di Garda; altre ancora, presenti in un ambito più ristretto, tra il Monte Baldo e le Giudicarie. Si tratta per lo più di specie antiche, che subirono le conseguenze delle glaciazioni, riuscendo a sopravvivere solo nelle zone montane rimaste indenni ai ghiacciai, divenute vere e proprie oasi di rifugio. Esposte alle intemperie, queste piante sono costrette a vegetare in condizioni inospitali ed estreme, per l’alternarsi di gelo e forte insolazione, con escursioni termiche che possono raggiungere anche i 50°C. Non si tratta di popolamenti continui ma di individui isolati che sono stati relegati dalla competizione in questi rifugi in cui resistono in condizioni frugali.
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