Ancor prima dell’inizio della Grande Guerra, e precisamente negli anni 1910-11, il genio militare austroungarico aveva iniziato a fortificare alcune zone strategiche del versante nord del Monte Baldo e a costruire le prime strade per il transito degli uomini e dei mezzi militari. Furono i primi segni dello stravolgimento del territorio che si verificherà nel corso della guerra.
Con l’inizio della guerra e l’occupazione della zona nord del Monte Baldo da parte delle truppe italiane, vengono eseguiti molteplici lavori di adattamento del territorio per uso bellico. Si costruiscono trincee, ricoveri in galleria e relative discariche, postazioni di artiglieria, acquartieramenti per truppe; si costruiscono teleferiche cha dal fondo valle dell’Adige portano materiale e viveri fino sulle cime dei monti. Per le esecuzioni di tutte le infrastrutture militari si distruggono boschi, si inaridiscono campagne e frutteti, si rovinano pascoli di montagna: alla distruzione di molto altro penseranno i colpi dell’artiglieria.
Alla fine della guerra pochissime erano le case abitabili: molte furono quelle incendiate e distrutte dalle cannonate. Anche la chiesa di S. Clemente fu sventrata e gli altari, opera dei Benedetti, furono danneggiati. La chiesetta di S.Rocco, sempre a Castione, fu pure colpita e vennero danneggiati il tetto, gli altari e la pala secentesca dell’altar maggiore.
Nella nostra zona nel giugno del 1914 era tempo di fienagione quando l’impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia, e molti uomini erano in montagna a svolgere tale mansione, quando in ogni angolo risuonò il grido “ c’è guerra, c’è guerra, tutti bisogna partire “.
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Durante tutto il conflitto i militari brentegani si trovarono in una situazione drammatica: combattevano con la divisa austroungarica, mentre i loro familiari erano profughi in varie zone dell’Italia, nazione nemica. Così mentre alcuni, prigionieri dei russi, dopo varie peripezie riuscirono a tornare in Italia, altri giacevano feriti nei vari ospedali dell’impero e altri ancora, troppi, giacevano nei campi della Galizia e della Serbia.
Il territorio di Brentonico, esposto al tiro delle artiglierie austriache, fu costretto all’esodo totale della popolazione per evitare gravi perdite civili. La dolorosa processione si mosse all’imbrunire del 18 maggio 1916 sotto una pioggia battente e, attraverso S.Giacomo e quindi il passo di S.Valentino, discese alla stazione ferroviaria di Avio.
Della chiesa arcipretale di Brentonico fu abbattuta la cuspide del campanile e, a causa delle infiltrazioni d’acqua, andarono distrutti i paramenti sacri che erano stati occultati prima della guerra. Anche alcuni fabbricati subirono danni per i bombardamenti, ma quelli maggiori furono causati dai saccheggi e dalle devastazioni.
La chiesa di Cazzano fu ripetutamente colpita dalle artiglierie e, per un buon terzo, fu distrutta. Per la chiesa passava una trincea e nel campanile vi era una postazione. Fu rubata una pala settecentesca e le altre furono più o meno danneggiate. Alcune case, in particolare a Crosano, oltre che bombardate furono anche incendiate. Sempre a Crosano numerose granate colpirono la chiesa di S.Zenone, rovinando gli altari marmorei. Scomparvero tutte le pale settecentesche, tranne quella che si trovava dietro l’altar maggiore. Tutti i ricchi mobili della sacrestia e i banchi servirono per riscaldare i soldati.
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Restarono nei paesi gli ammalati, in attesa di essere trasportati in seguito. Nella frenesia della partenza la gente nascose molte suppellettili, oggetti vari, biancheria, beni comuni in cantine o luoghi ritenuti sicuri. La continua presenza di militari italiani e il venir meno di ogni obbligo al rispetto della proprietà produsse non solo devastazioni, ma veri e propri saccheggi.
Tutti i paesi dell’Altopiano soffriranno danni più o meno gravi. Le case vennero saccheggiate, molte cose che gli abitanti sfollati avevano nascosto in avvolti o cantine vennero rubate. Parecchie case ebbero da soffrire lo smantellamento delle parti in legno, come solai, pavimenti, infissi che servirono per la costruzione di ripari e fortificazioni, o come legna per riscaldamento. Considerevoli danni ai fabbricati, con incendi e demolizioni, vennero prodotti anche dai bombardamenti delle artiglierie austroungariche collocate in Val di Gresta. Castione ebbe a subire le maggiori conseguenze, data la sua ubicazione sulla prima linea italiana.
Minori danni ebbero a soffrire i paesi in destra Sorna: Cornè, Prada, Saccone, anche se non mancarono saccheggi in molti fabbricati a cui furono tolte anche le parti in legno. Concludendo si può notare come l’effetto della prima guerra mondiale sul territorio di Brentonico sia ancora visibile e leggibile nonostante l’opera di cicatrizzazione della natura.
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