Macine abbandonate!! Il paesaggio rurale è ormai scomparso. Solo qualche isolata cultura di grano evoca la fiorente attività contadina di mezzo secolo fa. I cereali dovevano diventare farina e per questo lungo la Sorna vi erano numerosi mulini ma anche fucine ed opifici. Il mondo medievale infatti sviluppò le tecniche di sfruttamento dell’energia idraulica. L’acqua fu il motore delle società preindustriali.
Dei 17 mulini e fucine che nell’ottocento fiancheggiavano il torrente Sorna e i suoi affluenti, solo uno, quello della famiglia Zeni, è ancora in uso. Un canale artificiale di antica concessione trasporta l’acqua alle ruote idrauliche. Così ha inizio la vita produttiva del mulino. La grande macchina medievale che ha garantito il pane a tante generazioni di mezzani e signorotti ossessionati dall’acquisizione di viveri per tutti il mulino rappresentava il luogo dell’abbondanza e il mugnaio quasi uno stregone che sa gestire quel congegno dalle magiche attrattive.
Il mugnaio macina la farina, poi per sé ne tiene un po’,
un po’ se ne prende perché lui dice di poterlo fare,
il suo fare non è imbroglio ma è la spesa del mugnaio;
con la farina degli altri, presa a gratis, mantiene lui ed anche la sua donna.
Sicchè il proverbio dice che 99 mugnai fanno giusto cento ladri.